Don Bosco educatore on line

DB-GOOGLENon si può immaginare Don Bosco, né si può parlare dell’esperienza educativa del Santo educatore senza nominare il cortile.

Nella Regola dei Salesiani si dice che Don Bosco visse a Valdocco una tipica esperienza educativa nella quale il cortile ebbe un significato specifico : “cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria”. Cortile come luogo di svago e di allegria, come luogo per una chiacchierata  amichevole e la “parolina all’orecchio”, come luogo per sorridere e  anche per qualche impresa agonistica un po’ forte,  come luogo per manifestarsi e gioire come gruppo.

Nella tradizione salesiana e nella esperienza educativa che fa riferimento a Don Bosco, il cortile non è solo uno spazio fisico, ma è divenuto un criterio qualificante, così come la casa chiamata a fare memoria dell’accoglienza, la scuola un principio ispiratore per guardare il futuro della vita, la parrocchia una icona per incontrare il vangelo.

Queste realtà e questi criteri, incontrandosi e arricchendosi a vicenda per un unico progetto, creano il metodo educativo di Don Bosco, qualificato anche dalla terna di prospettive e obiettivi: amorevolezza, ragione,  religione.

Questa bella realtà è un orizzonte per ogni giovane e per ogni educatore.

Non c’è esperienza umana e quotidiana che non sia in grado di essere vissuta e sperimentata con il metodo educativo di Don Bosco: in scuola e in famiglia, nel lavoro e nello svago, nello sport e nello spettacolo, e…. in quella realtà che noi siamo soliti chiamare “internet”. WEBAGORA

La mia casa nell’web ormai non ha confini: posso navigare per cercare e imparare, posso navigare per giocare, posso navigare per cercare notizie sulla mia Nazione e anche per scoprire come si vive in un paese lontano.

Faccio acquisti e  visito una città e un museo, pago un conto corrente e programmo un percorso stradale.

 

E come dimenticare la possibile presenza nei social: il nome sembra essere un programma.  Il più popolare sembra essere Facebook e qui mi ritrovo, più che in altri luoghi e in altre pagine, a saltare e a curiosare, tra amici, condivisioni,  mi piace.

E’ un social tra il cortile e la piazza: posso incontrare e anche tentare nuove amicizie, così come posso pubblicare  e esprimere le mie idee accompagnato quasi da specie di immunità. Talvolta abbondano i “mi piace”, altre volte nessuno si interessa di me, altre volte ancora posso sparare nel mucchio senza essere immediatamente contraddetto.  Come ai vecchi tempi, in un’epoca che appartiene ormai ai genitori più avanti negli anni e certamente ai nonni, si può anche tentare di giocare a nascondino: relativamente facile presentarsi “mascherato” e magari chattare fingendo un’altra identità.

Se queste semplici e quasi banali considerazioni sono vere, e se  “internet”  è parte della mia vita quotidiana, ogni giorno sono presente in questo grande cortile, percorro queste strade, incontro persone e notizie, mi istruisco e mi svago.

E’ un cortile e una scuola, è una casa che abito ed è una parrocchia che frequento, perché anche in esso posso confrontarmi con il vangelo.  Si potrebbe quasi azzardare l’ipotesi che posso incontrare anche un prossimo inatteso e che, come il buon Samaritano della parabola evangelica, lo rendo mio prossimo e gli presto cura e attenzione.

Porto il desiderio di esprimermi rispettando le buone maniere  e curando la relazione e i rapporti, così come avviene per chi fa memoria della “amorevolezza”.

Uso l’intelligenza  per essere  saggiamente critico e mi piace capire ciò che viene proposto e pubblicato perché faccio memoria della “ragione”.

Posso anche pregare con le parole e con il canto, e comunque mi interesso di tutto ciò che fa alzare lo sguardo verso il cielo, apre il cuore alla bontà e alla speranza, e rispetto ogni tradizione religiosa perché è un segno dell’ amore divino: faccio memoria della “religione”.

 

Oggi, facendo ancora memoria del Bicentenario della sua nascita, Don Bosco sarebbe rimasto fuori da questa esperienza ? Le sue “Letture cattoliche” sarebbero oggi pagine web o una newsletter, le sue “paroline all’orecchio” sarebbero tanti tweet,  gli avvisi e la “buona notte” troverebbero spazio in una pagina Facebook ?

 

Nulla può sostituire il tono di una voce, il segno di un sorriso, una stretta di mano, l’espressione di uno sguardo, il tempo dedicato all’ascolto e all’accoglienza: Don Bosco non ne avrebbe mai rinunciato. Ma certamente non avrebbe avuto timore di rendersi presente anche on line, magari anche per provocare ulteriormente i suoi benefattori per aiutare i giovani poveri o sostenere le missioni in terre lontane o, oggi, ricordare che c’è un banco alimentare, un sostegno scolastico, una mensa caritas.

 

Così come Don Bosco inviò i suoi discepoli in terre lontane perché c’era da esportare il Vangelo DB-FESTAe per accompagnare i migranti che “navigavano” per trovare un lavoro, e coinvolse i giovani creando le compagnie per essere linfa di bene nell’Oratorio di Valdocco, oggi non potremmo che gioire coscienti che “navigando on line” tutto e tutti possono essere più vicini, e le “compagnie” diventano sinergia e rete da alimentare con la qualità del metodo educativo salesiano di Giovanni Bosco.

 

 

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