Archivio mensile:Marzo 2019

SERVIZIO CIVILE NAZIONALE, ESERCIZIO DI UMANITA’

23 anni, nata in Somalia e da due anni e cinque mesi in Italia. Il viaggio, in compagnia di una zia, è durato nove mesi: una gravidanza carica di sogni disattesi e una speranza senza tregua. Comunque un viaggio avvolto dalla solitudine. Una prima tappa in Egitto e poi Roma, con arrivo alla Stazione Tiburtina.

Alcuni contatti con i connazionali le hanno offerto i primi aiuti; e poi le attese, dalle primi luci dell’alba, nella Questura per la richiesta di asilo e il riconoscimento dello status di rifugiata.

Hanno fatto seguito un passaggio al Centro Astalli e poi l’approdo presso i Salesiani, sempre a Roma, in Via Marsala: un ulteriore approccio fatto di sostegno e accoglienza.

In questo pellegrinaggio non manca, anche ora, la precarietà per un alloggio.

Orfana di padre, ha lasciato tre fratelli e due sorelle in quella Nazione che vive nella guerra e nella povertà: il venticinquesimo della uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ne è memoria.

Amìra è il suo nome. La incontro mentre svolge le ore di lavoro, meglio di servizio: sì, servizio civile. Allegra, spigliata, facile alla parola e al sorriso, tutto incorniciato nel suo hijab indossato con disinvoltura, per una identità culturale e religiosa, ma senza alcuna volontà separatista.

Volentieri parla e racconta, in un italiano ancora incerto, ma comprensibile. Facile riassumere i suoi molteplici riferimenti, ricordi, sentimenti, impressioni.

Quando ha cominciato a frequentare, con altri giovani nella sua stessa condizione, il Centro Giovanile in Roma-Sacro Cuore, ha cominciato anche a mettersi in gioco con il desiderio di esprimere la sua voglia di vivere e non subire le situazioni. Condivisione, relazioni, scuola per imparare la lingua italiana, condividere le esperienze proposte. E tra queste la visita alla Comunità Artemide Zatti, sempre a Roma, dove si trovano i Salesiani anziani, ammalati e lungodegenti.

E così che nel momento nel quale si è aperta la possibilità di poter svolgere il Servizio Civile, con un progetto promosso dalla Circoscrizione dei Salesiani dell’Italia Centrale, ha pensato che poteva essere una occasione per dare spazio al suo desiderio di darsi agli altri.

 

Un contesto da lei in qualche modo già noto, in continuità con quel clima di famiglia già sperimentato nel Centro Giovanile. Certo, anche la modesta retribuzione offerta dal Servizio Civile, può aiutare a sentirsi dignitosamente idonea a offrire un servizio. E poi, permane un sogno: quello di essere un domani una operatrice nell’ambito sanitario, forse infermiera.

Per questo, nel pomeriggio studia per acquisire la Licenza Media. I suoi studi in Somalia non hanno possibilità di essere riconosciuti.

Amìra dice di sentirsi soddisfatta in questo ambiente perché fa esperienza di volontariato: persone anziane e ammalate, alcune con difficoltà di memoria e di parola. E lei si muove con disinvoltura, cosciente di stare in un contesto dove si manifesta con chiarezza un’altra religione rispetto alla sua, musulmana.

E’ soddisfatta perché anche con gli ammalati continua a sperimentare ciò che ha già vissuto e continua a vivere quando si reca nel Centro Giovanile: rispetto reciproco.

“ Nessun problema per la religione: io li rispetto e loro mi rispettano. Noi crediamo grazie a Dio.”

E fa quasi sorridere vedere destreggiarsi tra una letto e una carrozzina questa giovane con un abbigliamento segnato da uno hijab verde scuro, e questo in un ambiente abitato quasi totalmente da cristiani e per di più preti salesiani.

Eppure proprio l’ hijab indossato con disinvoltura ed eleganza, ma da non dismettere, due volte gli ha impedito un posto di lavoro: cameriera in un ristorante e commessa in un negozio. Ma a seguito di queste due difficoltà nel lavoro, ha detto: “Dio mi aiuterà, mi darà qualche altra cosa da fare”.

Dice che la sua cultura di origine è una cultura aperta: questo l’aiuta a relazionarsi con chi incontra e nello stesso tempo non le crea alcun problema a svolgere un servizio in un contesto dove coloro che ricevono un servizio sono tutti uomini.

Alla domanda di esprimere ciò che le sta maggiormente a cuore e che confiderebbe a un giovane come lei, dice: “Nella vita devi avere coraggio per raggiungere un tuo sogno e un tuo desiderio. Devi essere aperta e disponibile ad accogliere. Ogni paese ha persone buone e cattive. Non lamentarsi. Non serve.  E poi si deve ampliare la conoscenza, perché la conoscenza  porta a capire dove si vive. E se si va in un altro paese diverso dal tuo, devi essere aperto e conoscere per vivere bene nel paese dove ti trovi”.

Una esperienza e un incontro che fanno capire che l’umanità non ha confini, perché ha un unico fondamento nel DNA di ogni persona: la sua umanità.