Archivio mensile:Maggio 2020

Pandemia e #coronavirus: stop and go ?

Sta per scattare la fine della Fase 2 e una nuova tappa nella storia della pandemia 2020. Il Covid-19, comunemente identificato nella abbondante famiglia dei Coronavirus, sembra diradare la presenza, perdere forza, incutere meno timore.

Ci viene ripetuto come un mantra, e sarà ripetuto in un  centinaio di occasioni, che non devono venire meno le precauzioni.

Comunque noi tutti, chi più, chi meno, siamo pronti per la nuova fase. Scalpitanti e un po’ irrequieti, e con la memoria pronti a dimenticare, perché si riparte.

Si ricomincia e “copia e incolla” si aggiorna il calendario perché conosciamo bene il cammino che procederà con il pilota automatico.

Ho imparato qualcosa in questi ultimi mesi ? Ho da cambiare almeno in parte l’algoritmo che guida il mio cervello e il mio cuore ? Che cosa desidero conservare e non vorrei perdere?

Anch’io ho da scrivere per me un DlRilancio ?

Condivido due pagine che ho letto ai primi del mese del mese di maggio.
https://www.vinonuovo.it/attualita/societa/dieci-cose-da-trattenere-dalla-quarantena/

Anche altri hanno scritto nello stesso orizzonte.

https://www.huffingtonpost.it/entry/10-cose-che-ho-imparato-in-questi-giorni_it_5e8347c1c5b603fbdf49aedb

Dieci cose da trattenere dalla quarantena

di SERGIO DI BENEDETTO –   3 maggio 2020

Mi sono chiesto: cosa ho imparato dalla quarantena? Cosa posso mettere nella mia bisaccia che possa essere utile per il futuro?

Si va chiudendo la cosiddetta fase 1 e si apre domani la fase 2 della nostra lunga quarantena. Per qualcuno l’isolamento è cominciato a fine febbraio, per tutti i primi giorni di marzo. È stato un tempo di fatica, di dolore, di sofferenza anche psicologica, di preoccupazioni. Come Israele, siamo stati spinti nel deserto e ora si iniziano a scorgere le alture della Terra Santa.

Così, mi sono chiesto: ma io, di questo tempo di quarantena, cosa posso trattenere? Cosa, in fin dei conti, posso salvare? Cosa ho imparato? Cosa mi è servito, tale da metterlo nella bisaccia per provare a non perderlo in futuro?

Credo sia un esercizio buono porci queste domande, come ammonisce la Parola: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto» (Dt 8,2).

Ho provato ad abbozzare qualche risposta, a chiarire qualche suggestione, senza alcuna pretesa di esaustività (e senza volere fare l’elogio della quarantena). È una rilettura personale, su argomenti che più volte erano stati per me oggetto di riflessione, ma che ora si sono presentati tutti insieme. Re-imparare l’ovvio, forse. Ma re-imparare comunque.

E sarebbe bello continuare poi il dialogo su questo tema…

1) Ho ri-appreso la necessità della sosta: divorato da mille impegni e mille occupazioni, anche il riposo e lo svago diventavano prima quasi un impegno da inserire, per certi versi. Invece avere di fronte un lungo tempo senza scadenze che non fossero quelle strettamente lavorative mi ha restituito una dimensione più ampia del tempo. Abitare il tempo senza avere per forza qualcosa da fare, qualcuno da incontrare tra un impegno e l’altro, tra un’attività e l’altra. Abitare il tempo cogliendo l’importanza del vuoto, rifuggendo un’accelerazione disumanizzante senza attendere le vacanze.

2) Ho ri-appreso quanto siano importati le relazioni di vicinato: i vicini di casa sono, di fatto, gli unici con cui si è potuto mantenere un rapporto continuativo per prossimità fisica. Ma questa prossimità fisica è diventata anche prossimità intima. Certo, già prima ci si scambiava qualche parola, a volte qualche discorso. Ma l’obbligo della sosta e la necessità di avere contatti umani mi ha spinto a conversazioni più intense, a condivisioni più profonde. Anche con qualche gesto di aiuto, qualche richiesta di disponibilità: la spesa, un suggerimento tecnologico. E allo stesso modo ho ricevuto quelle attenzioni: una domanda, un’offerta di condivisione, una parola buona.

3) Ho ri-appreso l’importanza della cura di sé: avere più tempo mi ha permesso di dedicarmi di più alla cucina, alla casa, al giardino. Piantare dei fiori, addobbare un marciapiede, scegliere cibi che richiedevano una preparazione maggiore. Abitare gli spazi con maggiore consapevolezza, rendendoli più belli.

4) Ho ri-appreso quanto vale gustare la lettura e il cinema gratuitamente: per chi svolge professioni intellettuali spesso la lettura diventa un altro obbligo: leggere per scrivere, leggere per sapere, leggere per spiegare. Invece, la diminuzione delle scadenze e delle attività mi ha fatto riassaporare il gusto di una lettura fatta solo per piacere, la bellezza di un film e di una serie tv guardate solo per divertimento.

5) Ho ri-appreso il valore del corpo: cento videochiamate non fanno un discorso in presenza, un abbraccio, una stretta di mano. Siamo essere reali e di realtà concreta abbiamo bisogno.

6) Ho ri-appreso un uso sapiente del virtuale: complementare alla riscoperta del corpo, mi sono reso conto di quanto il virtuale mi sia stato di aiuto. Poter ‘vedere’ una persona, poter mantenere una relazione fissando in qualche modo dei volti, poter continuare a fare scuola sentendo voci e guardando visi sono state occasioni preziose. E al tempo stesso capire che a un certo orario è necessario spegnere il pc e il cellulare, che è necessario staccare per non scambiare il virtuale con il reale, per non essere travolti da meccanismi che ci spingono alla permanenza.

7) Ho ri-appreso l’importanza di un ordine: mancando un ritmo abituale di vita, il tempo libero può essere assai pericoloso e può realmente condurre a un uguale sciupio di tempo. Ad esempio, non avere più un orario per uscire la mattina, o per rientrare a casa, può far saltare quel minimo di ordine che ci permette di vivere in modo equilibrato. Così, dopo i primi tempi, mi sono dovuto ricalibrare su orari nuovi, ma utili. Lo stesso vale per la preghiera: fissare un tempo per un momento di meditazione, senza lasciarlo esclusivamente alla spontaneità che può trasformarsi in rimando continuo.

8) Ho ri-appreso il valore del silenzio domestico: oggi viviamo in una società che, anche nelle nostre case, ci offre una quantità enorme di rumori. Saper fare silenzio fuori di sé e in sé, invece, è un’azione. Bisogna spegnere i suoni della casa, staccare il telefono, spegnere il cellulare e trovare anche il momento giusto, perché i rumori possono venire da altre case, dalla strada. Eppure è possibile fare silenzio anche nella propria abitazione.

9) Ho ri-appreso il valore della solitudine: è proprio vero quell’antico adagio che recita che per stare bene con gli altri devi stare bene anche da solo. Stare da soli può essere una condanna; la solitudine può essere subita. Ma può, ugualmente, essere abitata, essere occasione per rileggere la propria vita e le proprie scelte, per tornare rinnovati alle relazioni (reali o, per necessità, virtuali). Immersi in un fiume di incontri, solitamente fatichiamo a trovare spazi e tempi di solitudine, che invece sono preziosi per dare fondamento, misura e ricchezza alla nostra vita.

10) Ho ri-appreso il valore del sacerdozio battesimale: al di là delle celebrazioni in televisione o in rete, ho dovuto vivere in casa la Quaresima, il Triduo, la Pasqua, il tempo pasquale. Ho così riscoperto quanto sia importante avere anche in casa uno spazio che mi ricordi il mio essere cristiano, uno spazio da curare e abbellire; quanto sia bella e necessaria una preghiera domestica, nelle sue varie forme; quanto sia nutriente una meditazione più ampia della Parola o altre forme di relazione con il mistero di Dio. Come fedele battezzato, anche io ho una forma di sacerdozio che troppo spesso viene soffocato nella divisione dei ruoli e dei ministeri, dei compiti e delle responsabilità. In quarantena, invece, potevo fare affidamento solo sul mio battesimo, che ho ri-scoperto come origine del mio essere cristiano.

 

Ho ri-appreso dieci cose, o forse di più. Forse lì si nascondono anche delle piccole virtù: pazienza, moderazione, equilibrio, solidarietà, comunione, gentilezza, cura…

Piano piano le metterò a fuoco, anche quando torneremo a una condizione, per quanto possibile, di normalità. Dieci riscoperte che mi piacerebbe non perdere nei mesi futuri.

——————————

Per una rapida sintesi:  HO RISCOPERTO IL VALORE …..

1) …..  sosta

2) ….. relazioni

3) …. della cura di sé

4) ……  lettura e cinema

5) …..  corpo

6) …..  on line

7) …. ordine

8) ….  silenzio domestico

9) ….. solitudine

10) …. sacerdozio battesimale

11) … …………………..

12 ) ……………………

Dopo aver letto con calma il messaggio con le 10 cose – 10 valori, ti invito a stilare la tua graduatoria, la tua classifica , la tua scelta in modo molto semplice.

Può essere occasione per una chiacchierata in casa anche tra famigliari: un modo per incontrarsi, chiacchierare, confrontarsi, senza dover rispondere con il silenzio o forse con due veloci battute al solito litigio tra le forze politiche, alle nuove tabelle sulla diffusione della epidemia, al toto-distanza ben calibrato a secondo dei luoghi da frequentare.

Quale classifica ?

La mia potrebbe essere la seguente:

7) …. ordine

10) …. sacerdozio battesimale

2) ….. relazioni

5) …..  corpo

1) …..  sosta

8) ….  silenzio domestico

9) ….. solitudine

6) …..  on line

3) …. della cura di sé

4) ……  lettura e cinema

 

Cosa potrà e dovrà rimanere, cosa deciderò e riuscirò  a conservare.

C’è da tenere a mente che questo esercizio forse andrebbe fatto periodicamente, quasi in una modalità di stop and go.

E’ sempre bene ritrovare un tempo per un salutare shabbat: ne guadagna il corpo e la mente, il cervello e il cuore.

Non può mancare per il benessere della persona umana il tempo della RI-CREAZIONE: ri-ordinare per ri-sistemare, ri-ordinare per ri-classificare, ri-ordinare per ri-generarsi e ri-generare.

Il sabato è per l’uomo, e non l’uomo per il sabato.

E per l’uomo è il lavoro e ogni prodotto della sua intraprendenza e creatività, senza perdere la padronanza e il governo e così da abusatore diventa abusato.

opera delle tue dita, la luna e le stelle. che tu hai disposte, che cos è l uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell uomo perché. te ne prenda cura? Eppure tu l hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l hai coronato. di gloria e d onore.

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,

che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.

Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:

tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari. (Salmo 8).

CORONAVIRUS DA TEMPO-CRÒNOS  AL  TEMPO-CAIRÒS

Il tempo segnato dall’orologio e dal calendario, dal meteo e dal clima, non ha sempre lo stesso significato. Una considerazione apparentemente banale.

La lingua italiana, pur ricca di vocaboli, non sempre ha i sinonimi ritenuti più corretti per indicare una sfumatura nel significato o,  ancora più, un ampliamento,un approfondimento, un arricchimento del senso.

Questo ampliamento del senso può farsi più ricco nel contesto storico e geografico,   perché ogni persona umana sperimenta la sua vita in un contesto specifico determinato da un luogo e un momento  nel calendario.

Il tempo scorre, non lo si può fermare. Eppure alcuni momenti  si fissano nella mente: ora portatori di gioia, altri di sofferenza.

Alcuni avvenimenti appaiono impercettibili nel loro senso e così rimangono sempre.

Altri momenti  sono nella nebbia per lungo tempo, e si svelano, ora improvvisamente quasi per caso;  altri ancora svelano e illuminano una giornata, un incontro, una storia.

Nella lingua greca utilizzata nel Nuovo Testamento, il termine italiano tempo ha due corrispettivi: crònos e cairòs.

Crònos : è il tempo della storia di ogni persona umana, quello che scorre inesorabile, quello che ci fa dire ieri e domani, l’ultimo anno e il futuro che si spera di vivere sempre con un miglioramento e un benessere in crescita.

Cairòs : anche questo è il tempo della storia di ogni persona e non è altro rispetto al tempo-crònos. Si direbbe che esteriormente non tende a distinguersi dal precedente: orario, date, luoghi geografici, stesse persone e l’alternarsi di successi e delusioni, desideri e fallimenti. Cambia il senso e l’interpretazione. La storia, la stessa storia, diventa storia di salvezza. La stessa storia acquista il valore  del senso e la qualità della “parola” che è e-vangelo, buona notizia.

I singoli frammenti e mattoni sono porzioni del mosaico che ogni giorno sempre più esprimono il Regno.

L’esistenza terrena non è fine a se stessa, ma è proiettata oltre il tempo-crònos nella pienezza di vita del tempo-cairòs.

E dunque il cairòs orienta il crònos, lo valuta, lo soppesa, lo valorizza, gli offre un senso, lo certifica in ordine alla sua capacità di essere funzionale oltre i limiti e i confini segnati dalla nascita e dalla morte.

E la pandemia del Coronavirus ?  In sé un male, non c’è ombra di dubbio.

Il tempo-crònos della pandemia può essere occasione per una verifica nell’orizzonte dell’espressione “Dio scrive diritto sulle righe storte”.

Il tempo-crònos guidato e quasi bloccato dal Covid-19 può essere occasione, propizia e anche provvidenziale, per ri-ordinare e per ri-creare verso un ecosistema umano sostenibile.

Le riflessioni che seguono a cura del Gesuita Federico Lombardi meritano attenzione e meditazione perché il dopo-coronavirus abbia maggior sapore di saggezza con il gusto dell’ e-vangelo e della storia di Salvezza.

L’occasione per mettere ordine nella nostra vita

 

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-05/coronavirus-crisi-vita-esistenza-federico-lombardi.htmlnuovo

L’ articolo di padre Federico Lombardi per guardare al futuro che ci attende: il tempo per il Signore, riscoperto durante l’emergenza è una sorgente di senso per tutto il resto dello spazio della nostra esistenza

Una delle prime osservazioni che Papa Francesco fa nell’enciclica Laudato si’, guardando a “ciò che sta accadendo nella nostra casa” riguarda la “rapidizzazione”, cioè la continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta, unita all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro. Osserva che questa velocità è in contrasto con i tempi naturali dell’evoluzione biologica e si domanda se gli obiettivi dei cambiamenti siano orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, integrale e sostenibile.

Tutti noi che abbiamo raggiunto una certa età, guardando al breve arco della nostra vita abbiamo fatto molte volte la costatazione della quantità di cose che abbiamo visto cambiare completamente, e che dopo un ciclo sempre più breve di anni sono di nuovo cambiate. Per fortuna molte cose sono cambiate in meglio, come le condizioni di vita di moltissime persone povere, le possibilità di cure e operazioni chirurgiche, di spostamenti liberi, di educazione, informazione e comunicazione. Ma allo stesso tempo anche l’obsolescenza di molti beni è stata accelerata ben al di là di ciò che era necessario, solo per alimentare lo sviluppo economico e i profitti di certi settori, la pubblicità spinge ossessivamente al desiderio di novità superflue, creando una vera dipendenza che fa sembrare necessario l’ultimo ritrovato, il prodotto all’ultimo grido… Così in molti campi l’accelerazione del cambiamento rischia di diventare fine a se stessa, una schiavitù più che un progresso. Sembra chiaro che si è presa la strada di un ritmo insostenibile, che prima o dopo si romperà, come ci indicano i gravissimi rischi ambientali.

Per parte loro, molte persone attive, ben inserite nel funzionamento del mondo moderno con ruoli rilevanti, sono generalmente impegnate a ritmi di attività intensissimi, per non dire frenetici. Spesso vi partecipano sulle prime con passione e con gusto, salvo rendersi poi conto che pagano un prezzo molto pesante in termini di relazioni umane e familiari, di affetti, di equilibrio complessivo della personalità.

Ora questa corsa sempre più accelerata ha subito uno shock formidabile. Gli indici delle attività economiche sono sconvolti, le nostre agende sono state rivoluzionate, appuntamenti e viaggi cancellati. Per molte persone il tempo si è come svuotato e ne sono rimaste disorientate.
Già… il tempo… Come viverlo? A che serve alla fine? C’è il tempo dell’attività, ma c’è anche il tempo dell’attesa densa di gioia, il tempo dello stare insieme e del volersi bene, il tempo della contemplazione della bellezza, il tempo delle lunghe notti insonni, dell’attesa nella sofferenza… C’è anche la possibilità di perdere moltissimo tempo inutilmente, restando amareggiati da un senso di inutilità e di vuoto… C’è anche il tempo dello stare con sé stessi… C’è anche il tempo dello stare con Dio? Quando siamo pieni di vita quest’ultimo lo spingiamo spesso ai margini dell’esistenza, perché riusciamo a trovare innumerevoli cose da fare prima, che ci sembrano più urgenti o piacevoli, mentre lo stare davanti al Signore si può rimandare.

Per molte persone questo tempo strano del restare in casa per la pandemia è stato un tempo di riscoperta di preghiera. Ci si domanda se la ridotta possibilità di andare in chiesa inciderà negativamente sulla fede e sulla vita spirituale; ma può anche essere un tempo in cui – come diceva Gesù alla Samaritana – impariamo ad adorare il Signore in spirito e verità in ogni luogo, anche nella casa in cui siamo obbligati a restare, anche in una forzata inattività esteriore. Gesù aggiunge che lo Spirito soffia dovunque e dove vuole, ma senza escludere che anche noi possiamo offrirgli occasioni e vie per soffiare, aiutandoci a vicenda in mille modi a tener viva la presenza di Dio all’orizzonte del nostro tempo, con la testimonianza, la parola, la vicinanza nella carità.

Il tempo per il Signore può sembrare marginale nella giornata, ma in realtà è quello da cui può zampillare una sorgente di senso e di ordine per tutto il resto dello spazio della nostra vita alla luce del Vangelo. Che cosa è stato buono nelle mie giornate, in questa mia giornata? Con quale spirito ho vissuto i miei rapporti con le persone che mi sono affidate o che ho incontrato? Tutti abbiamo sentito parlare dell’ “esame di coscienza” per metterci davanti a Dio e così rimettere ordine nella nostra vita. Ma molte volte lo abbiamo dimenticato. La pandemia che ha sconvolto i ritmi delle nostre vite non è forse un’occasione inaspettata per riordinarli in modo che ritrovino il loro fine e il loro senso? Solo per noi o non anche per la nostra comunità umana?