VI MANDO COME AGNELLI IN MEZZO A LUPI – Luca 10,3
Il discepolo di Gesù mai diventa un lupo
La tentazione è forte.
Il rischio è sull’uscio di casa, sulle labbra, trattenuto in gola.
Anche l’annuncio e l’affermazione della verità, specie se presunta certa, diventa facilmente occasione di violenza.
La storia ci racconta che è successo: cristiani e infedeli, in nome della verità hanno violentato, occupato, distrutto, ucciso.
Pericolosa la verità senza un dubbio, una incertezza, un tentennamento, una domanda di chiarimento.
Terribile la verità nella mente e nel cuore del timido, del buonista, dell’ingenuo, di chi non ha fiducia in se stesso: si trasforma in bullismo, in violenza, in ostilità.
Catastrofica la verità dell’ignorante, del falsificatore, del manipolatore di coscienze, del potere che diventa prepotenza e dell’uso cresciuto in abuso.
Porta alla morte la verità coltivata nel silenzio, nell’indifferenza, nella chiusura senza ascolto e confronto, e ogni avversario diventa nemico.
La pelle del lupo è pronta per ogni persona umana, senza distinzione di sesso, età, tradizione religiosa, condizione sociale.
Una pelle che più facilmente indossa chiunque abbia un compito di responsabilità in ogni ordinamento: economico, politico, religioso, sindacale, parlamentare e ministeriale, militare, nella magistratura, nello sport, nella sanità.
Quel lupo dorme in ogni mente e in ogni cuore umano, pronto a svegliarsi per dare un tono di superiorità e così nascondere la profonda debolezza.
L’urlo riempie il silenzio, ma non riesce a riempire il vuoto delle idee e della cultura.
Vibra la pancia, ma non il cuore.
Può scatenarsi l’applauso, in un orizzonte ristretto e incapace di avere un eco che permane nel tempo.
Il debole è il lupo, il forte è l’agnello.
In mezzo ai lupi, ma non con i lupi.
Difficile e faticoso rimanere con il gregge mentre si rifiuta il branco del lupo.
L’agnello risorge, il lupo è destinato alla morte.