on line, santità possibile ?

GAUDETE ED EXSULTATE ON LINE – Semplici note suggerite dalla Esortazione Apostolica di Papa Francesco – 19 marzo 2018

Irriverente ? Fuori luogo ? Fantasioso e inutile ? Domande più che legittime e che potrebbero anche innervosire o forse anche turbare il fedele, pronto ad autodefinirsi buon cristiano,  che pensa sia una perdita di tempo il voler inseguire qualcosa idoneao a creare meraviglia più che adeguato supporto per una spirituale  devozione.

Devozione ?

Si. Quella che San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, già insegnava ai cristiani del suo tempo: con il termine devozione indicava la perfezione cristiana o “vita secondo lo Spirito” (confronta su questo argomento il n. 56 della Christifideles laici, pubblicata nel 1988,  di Giovanni Paolo II ).

Devozione nella quale trovarsi in ogni stato di vita, perché “La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona (…).” Così dice Francesco di Sales nella Filotea (Prima parte, capitolo 3°).

Nessuno è escluso e nulla può essere un ostacolo a priori: “Perciò, dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta”.

Vita perfetta che non è assenza assoluta di imperfezione o di limite, ma tendenza al di più e al meglio, come fa riferimento ancora a Francesco di Sales il Papa Francesco nella sua recente Esortazione Gaudete ed exsultate al n. 17: “Altre volte si tratta soltanto di trovare un modo più perfetto di vivere quello che già facciamo: «Ci sono delle ispirazioni che tendono soltanto ad una straordinaria perfezione degli esercizi ordinari della vita cristiana (S. Francesco di Sales, Trattato dell’amore di Dio, VIII, 11).

Questi semplici e rapidi riferimenti ci possono aiutare a offrire un primo contesto ad alcune espressioni di Papa Francesco: i santi della porta accanto – anche per te.

In altre parole: la vita quotidiana, quella della strada e del condominio, del posto di lavoro e dello svago.

Oggi la porta accanto può non essere più una barriera e la finestra chiusa può non costituire il limite per uno sguardo. Le porte fisiche sono sostituite dalle finestre che si aprono e si chiudono a proprio piacimento sullo schermo del PC o dello smartphone, e quel mondo che una volta andava visitato impiegando lungo tempo oggi entra in casa quasi senza limiti.

L’ on line non è tanto un momento o uno stato momentaneo e passeggero della vita, ma costituisce un elemento costitutivo del vivere oggi. Così come si respira, si mangia, si cura l’igiene, …. si è on line. Senza età e senza disparità nella condizione sociale.

L’ Esortazione apostolica di Papa Francesco “sulla chiamata alla Santità nel mondo contemporaneo” non può certo escludere la condizione che caratterizza e in tanti modi identifica ciascuno di noi.

Il cristiano può pensare che l’on line costituisca un’area di zona franca dove sono sospesi i riferimento del Vangelo ? L’ on line è per il Battezzato una condizione nella quale non c’è campo, oppure nell’ on line si deve esprimere il wi-fi della devozione, espressione dei segnali digitali dello Spirito ?

Francesco di Sales avrebbe aggiunto la tipologia dell’ on line per vivere la devozione,

L’ Esortazione di Papa Francesco va ben oltre queste semplici, e forse anche banali, considerazioni. Essa costituisce una forte e significativa esortazione alla santità, ben più utile di quanto possa emergere in queste righe (cfr. Gaudete ed exsultate n. 177).

Tuttavia, nel contesto dell’ on line, che oggi coinvolge e avvolge ciascuno di noi, un contesto anche pervasivo e che auspichiamo non totalizzante, non possono mancare quelle attenzioni per farne occasione e spazio di santità.

Nelle pagine che seguono, si offre il riferimento ad alcune attenzioni che possono trovare inizio e alimento nelle parole di Papa Francesco.

Si tratta di un piccolo tentativo di seminare e far crescere semi di santità nell’ambiente on line.

1. EDUCARE AL SWITCH OFF

29. Questo non implica disprezzare i momenti di quiete, solitudine e silenzio davanti a Dio. Al contrario. Perché le continue novità degli strumenti tecnologici, l’attrattiva dei viaggi, le innumerevoli offerte di consumo, a volte non lasciano spazi vuoti in cui risuoni la voce di Dio. Tutto si riempie di parole, di piaceri epidermici e di rumori ad una velocità sempre crescente. Lì non regna la gioia ma l’insoddisfazione di chi non sa per che cosa vive. Come dunque non riconoscere che abbiamo bisogno di fermare questa corsa febbrile per recuperare uno spazio personale, a volte doloroso ma sempre fecondo, in cui si intavola il dialogo sincero con Dio? In qualche momento dovremo guardare in faccia la verità di noi stessi, per lasciarla invadere dal Signore, e non sempre si ottiene questo se uno «non viene a trovarsi sull’orlo dell’abisso, della tentazione più grave, sulla scogliera dell’abbandono, sulla cima solitaria dove si ha l’impressione di rimanere totalmente soli». (Carlo M. Martini, Le confessioni di Pietro, Cinisello Balsamo 2017, 69). In questo modo troviamo le grandi motivazioni che ci spingono a vivere fino in fondo i nostri compiti.

  1. Gli stessi strumenti di svago che invadono la vita attuale ci portano anche ad assolutizzare il tempo libero, nel quale possiamo utilizzare senza limiti quei dispositivi che ci offrono divertimento e piaceri effimeri. (Bisogna distinguere questo svago superficiale da una sana cultura dell’ozio, che ci apre all’altro e alla realtà con uno spirito disponibile e contemplativo). Come conseguenza, è la propria missione che ne risente, è l’impegno che si indebolisce, è il servizio generoso e disponibile che inizia a ridursi. Questo snatura l’esperienza spirituale. Può essere sano un fervore spirituale che conviva con l’accidia nell’azione evangelizzatrice o nel servizio agli altri?

Il rumore sembra essere oggi uno degli elementi che segnano costantemente il nostro vivere, e il silenzio, pur talvolta desiderato, è anche temuto.

Il rischio di essere costantemente proiettati fuori di se non lascia spazio alla identità personale, alla responsabilità, alla libertà. Il “chi sono io” trova risposte da parte degli altri, e l’identità individuale e personale è determinata dall’esterno.

Il rischio della alienazione.

Dal momento nel quale era prioritario educare all’uso dei media (e questa intenzionalità non è decaduta), oggi emerge un’altra priorità: educare al distacco dai media, educare a spegnere, educare a vivere senza, educare al switch off.

 

  1. ESISTENZA INCARNATA

DUE SOTTILI NEMICI DELLA SANTITÀ

Lo gnosticismo attuale

  1. Lo gnosticismo suppone «una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti» (Esort. ap. Evangelii gaudium(24 nocvvembre 2013), 94: AAS105 (2013) 1059.).

Una mente senza Dio e senza carne

  1. Grazie a Dio, lungo la storia della chiesa è risultato molto chiaro che ciò che misura la perfezione delle persone è il loro grado di carità, non la quantità di dati e conoscenze che possono accumulare. gli “gnostici” fanno confusione su questo punto e giudicano gli altri sulla base della verifica della loro capacità di comprendere la profondità di determinate dottrine. concepiscono una mente senza incarnazione, incapace di toccare la carne sofferente di cristo negli altri, ingessata in un’enciclopedia di astrazioni. alla fine, disincarnando il mistero, preferiscono «un dio senza cristo, un cristo senza chiesa, una chiesa senza popolo». (Omelia nella Messa a Casa S. Marta, 11 novembre 2016: L’Osservatore Romano, 12 novembre 2016, p. 8)

 

  1. Frequentemente si verifica una pericolosa confusione: credere che, poiché sappiamo qualcosa o possiamo spiegarlo con una certa logica, già siamo santi, perfetti, migliori della “massa ignorante”. /……/

 

  1. Quando san Francesco d’Assisi vedeva che alcuni dei suoi discepoli insegnavano la dottrina, volle evitare la tentazione del gnosticismo. Quindi scrisse così a Sant’Antonio di Padova: «Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché, in tale occupazione, tu non estingua lo spirito di orazione e di devozione». Egli riconosceva la tentazione di trasformare l’esperienza cristiana in un insieme di elucubrazioni mentali che finiscono per allontanarci dalla freschezza del Vangelo. /…./

Il Pelagianesimo attuale

  1. Lo gnosticismo ha dato luogo ad un’altra vecchia eresia, anch’essa oggi presente. Col passare del tempo, molti iniziarono a riconoscere che non è la conoscenza a renderci migliori o santi, ma la vita che conduciamo. Il problema è che questo degenerò sottilmente, in maniera tale che il medesimo errore degli gnostici semplicemente si trasformò, ma non venne superato.
  2. Infatti, il potere che gli gnostici attribuivano all’intelligenza, alcuni cominciarono ad attribuirlo alla volontà umana, allo sforzo personale. Così sorsero i pelagiani e i semipelagiani. Non era più l’intelligenza ad occupare il posto del mistero e della grazia, ma la volontà. Si dimenticava che tutto «dipende [non] dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia» (Rm9,16) e che Egli «ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19). 

52. La Chiesa ha insegnato numerose volte che non siamo giustificati dalle nostre opere o dai nostri sforzi, ma dalla grazia del Signore che prende l’iniziativa. I Padri della Chiesa, anche prima di sant’Agostino, hanno espresso con chiarezza questa convinzione primaria. /…/

I nuovi pelagiani

  1. Ci sono ancora dei cristiani che si impegnano nel seguire un’altra strada: quella della giustificazione mediante le proprie forze, quella dell’adorazione della volontà umana e della propria capacità, che si traduce in un autocompiacimento egocentrico ed elitario privo del vero amore. Si manifesta in molti atteggiamenti apparentemente diversi tra loro: l’ossessione per la legge, il fascino di esibire conquiste sociali e politiche, l’ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, la vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, l’attrazione per le dinamiche di auto-aiuto e di realizzazione autoreferenziale. /…/

 

Pagine dense e aperte a molteplici riflessioni oltre l’ambiente on line.

Coscienti che l’ambiente on line non crea, ma amplifica e offre ulteriore spazio a situazioni che già caratterizzano  l’azione e la mente umana, non è fuori luogo prestare attenzione a nuove modalità espressive di una realtà già esistente.

Ora il “navigare” per soddisfare la curiosità, ora il gioco per un tempo di relax,  ora una proiezione per ritrovare frammenti di vita quotidiana forse sognata e mai compiutamente espressa, ….. l’ on line può costituire e/o diventare  con varie modalità quel virtuale senza reale, quel fantasioso che non supporta il quotidiano faticoso e imprevedibile, quel distacco dall’umano gioioso, spensierato e anche triste.

Sembra dover dare ragione a chi canta “Siamo l’esercito del selfie,  Di chi si abbronza con l’iPhone,  Ma non abbiamo più contatti,  Soltanto like a un altro post,  Ma tu mi manchi  …….. Mi manchi in carne ed ossa,  Mi manchi nella lista,  Delle cose che non ho, che non ho, che non ho”.

A complemento o a confronto o in contrapposizione, si trova che ritiene (forse nella prassi più che nel pensiero) che nella tecnica e in tutti i suoi sviluppi creati dalla operatività umana risieda la terra promessa che tramite opportuni algoritmi offra di volta in volta sicurezza, certezza, gioia, anche pace sociale e democrazia per il bene della collettività.

 

  1. OLTRE LO SCORRERE DELLA SUPERFICIALITA’

108. Il consumismo edonista può giocarci un brutto tiro, perché nell’ossessione di divertirsi finiamo con l’essere eccessivamente concentrati su noi stessi, sui nostri diritti e nell’esasperazione di avere tempo libero per godersi la vita. Sarà difficile che ci impegniamo e dedichiamo energie a dare una mano a chi sta male se non coltiviamo una certa austerità, se non lottiamo contro questa febbre che ci impone la società dei consumi per venderci cose, e che alla fine ci trasforma in poveri insoddisfatti che vogliono avere tutto e provare tutto. Anche il consumo di informazione superficiale e le forme di comunicazione rapida e virtuale possono essere un fattore di stordimento che si porta via tutto il nostro tempo e ci allontana dalla carne sofferente dei fratelli. In mezzo a questa voragine attuale, il Vangelo risuona nuovamente per offrirci una vita diversa, più sana e più felice.

Una vita senza pause. “Non ho tempo, non ho avuto tempo, scusa il ritardo”: espressioni ben note e molto usate, dalle quali nessuna sembra risultare esente. Alla “società liquida” (Baumann) fa seguito la liquidità dell’esistere: riemerge il panta rei …  tutto è in continuo movimento e si è immerso in un flusso continuo di avvenimenti e di notizie, di sentimenti e di emozioni. Non c’è tempo per una pausa e un respiro attento, uno sguardo accompagnato dalla premura e un ascolto irrobustito da un tocco di passione (empatia e simpatia).

L’ ecommerce evita il passeggiare osservando le vetrine mentre ci si scambiano parole, pensieri ed emozioni.

Il cellulare di servizio più che un benefit e occasione per un servizio più efficiente toglie la pausa in favore della mancata pace famigliare per un H24 all’insegna di una rinnovata performance societaria.

L’uso diventa abuso e il potere sconfina nel prepotere.

Si è capovolta la creazione: l’umano creato a conclusione della settimana non solo non da più il nome al creato, ma rischia di perdere anche il proprio nome.

Il mondo è entrato in casa e la persona umana non ha più casa.

 

  1. NO ALLA VIOLENZA

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

  1. Questa beatitudine ci fa pensare alle numerose situazioni di guerra che si ripetono. Per noi è molto comune essere causa di conflitti o almeno di incomprensioni. Per esempio, quando sento qualcosa su qualcuno e vado da un altro e glielo dico; e magari faccio una seconda versione un po’ più ampia e la diffondo. E se riesco a fare più danno, sembra che mi procuri più soddisfazione. Il mondo delle dicerie, fatto da gente che si dedica a criticare e a distruggere, non costruisce la pace. Questa gente è piuttosto nemica della pace e in nessun modo beata. (La diffamazione e la calunnia sono come un atto terroristico: si lancia la bomba, si distrugge, e l’attentatore se ne va felice e tranquillo. Questo è molto diverso dalla nobiltà di chi si avvicina per parlare faccia a faccia, con serena sincerità, pensando al bene dell’altro.)

115. Anche i cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale mediante internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale. Persino nei mediacattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui. Così si verifica un pericoloso dualismo, perché in queste reti si dicono cose che non sarebbero tollerabili nella vita pubblica, e si cerca di compensare le proprie insoddisfazioni scaricando con rabbia i desideri di vendetta. E’ significativo che a volte, pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all’ottavo: «Non dire falsa testimonianza», e si distrugga l’immagine altrui senza pietà. Lì si manifesta senza alcun controllo che la lingua è «il mondo del male» e «incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna» (Gc3,6).

117. Non ci fa bene guardare dall’alto in basso, assumere il ruolo di giudici spietati, considerare gli altri come indegni e pretendere continuamente di dare lezioni. Questa è una sottile forma di violenza. (Ci sono parecchie forme di bullismo che, pur apparendo eleganti e rispettose e addirittura molto spirituali, provocano tanta sofferenza nell’autostima degli altri.) /…/

Fa parte della natura umana lo scontro tra il bene e il male, la disunione e la comunione, la pace e la violenza.

L’ on line anche in questo ambito non ha creato, né inventato qualcosa di nuovo: ha creato nuove modalità, ha amplificato la risonanza nel vivere sociale, ha accentuato le conseguenze.

E se fa più rumore un albo che cade rispetto a una foresta che cresce, oggi ha più risonanza il male rispetto al bene.

E anche per alimentare il consumo e le vendite, non può mancare ora il gossip, ora il sangue, ora la violenza. Anche la diversità di opinioni diventa subito conflitto, e la tifoseria è governata da slogan coniati da avversari prontamente indentificati come nemici.

A chi è giovane si addebita la paternità di violenze, bullismo, anche fatti di criminalità, e si dimentica la latitanza dell’adulto, la orfanezza per una adultità immersa nella nebbia, la inadeguata esemplarità di condotte sociali impregnate di cittadinanza attiva, di senso civico, di rispetto e attenzione per il bene comune.

  1. VIVERE NELLA VIGILANZA E NEL DISCERNIMENTO

COMBATTIMENTO, VIGILANZA E DISCERNIMENTO

Il discernimento

  1. Come sapere se una cosa viene dallo Spirito Santo o se deriva dallo spirito del mondo o dallo spirito del diavolo? L’unico modo è il discernimento, che non richiede solo una buona capacità di ragionare e di senso comune, è anche un dono che bisogna chiedere. Se lo chiediamo con fiducia allo Spirito Santo, e allo stesso tempo ci sforziamo di coltivarlo con la preghiera, la riflessione, la lettura e il buon consiglio, sicuramente potremo crescere in questa capacità spirituale.

 

Un bisogno urgente

  1. Al giorno d’oggi l’attitudine al discernimento è diventata particolarmente necessaria. Infatti la vita attuale offre enormi possibilità di azione e di distrazione e il mondo le presenta come se fossero tutte valide e buone. Tutti, ma specialmente i giovani, sono esposti a uno zappingcostante. È possibile navigare su due o tre schermi simultaneamente e interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali. Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento. 

 

L’ on line aiuta a capire di cosa si tratta quando si va a cercare il significato della parola discernimento.

Capacità di valutare e distinguere dal latino: discernere, composto da disseparare e cernere –  scegliere.

Scegliere separando.

Importantissima virtù della saggezza, è poco presente nel parlare comune. Rappresenta la capacità di ridurre e scindere il complesso in parti minute, valutandolo in maniera completa, con grande cognizione.

Così servirà gran discernimento per riconoscere le tensioni e giudicare l’operato di qualcuno in situazione di crisi, saranno da discernere gli atti di amicizia dagli atti di interesse, e i sapori di frutta in un vino – o gli strumenti in un brano orchestrato. Insomma, una virtù di grande nobiltà, matura, di mondo.

A queste considerazioni, il cristiano aggiunge il dono dello Spirito.

Si accentua oggi forse un elemento che non può mancare perché si operi un buon discernimento: la vigilanza.

Oserei dire che occorre una vigilanza che si nutre di saggia prudenza e non meno di intelligente sospetto. Q.b: quanto basta si direbbe secondo la migliore manualistica per ben cucinare.

Sarebbe facile reperire anche citazioni bibliche per accompagnare una riflessione.

Nell’ on line e nel digitale 2.0. ancora più aumentano i maestri e si esprimono gli opinion leaders: la libertà di parola non ha confini e ogni pensiero può trovare facilmente un megafono, specie se riesce ad alimentarsi in un market commercialmente ben posizionato, allettante per le offerte, con una proprietà forse anonima negli spazi pubblicitari, ma ben attiva nei suoi propositi anticristiani e antiecclesiali.

 

PER UNA CONCLUSIONE

  1. Non si può aspettare, per vivere il Vangelo, che tutto intorno a noi sia favorevole, perché molte volte le ambizioni del potere e gli interessi mondani giocano contro di noi. San Giovanni Paolo IIdiceva che «è alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione [del] dono [di sé] e il costituirsi [della] solidarietà interumana. In una tale società alienata, intrappolata in una trama politica, mediatica, economica, culturale e persino religiosa che ostacola l’autentico sviluppo umano e sociale, vivere le Beatitudini diventa difficile e può essere addirittura una cosa malvista, sospetta, ridicolizzata.

 

Non si può ormai non avere coscienza che il Vangelo fa appartenere alla minoranza.

Il vento molte volte soffia contro.

Ma nella barca c’è Lui che ha vinto il mondo, e la speranza accompagna il cammino dei discepoli del Risorto.

Si deve seminare, ogni giorno, sempre, senza interruzione e senza scoraggiamento.

Il raccolto è nell’ottavo giorno, il giorno dopo il sabato, coscienti che … Egli precede in Galilea.

 

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