Rinuncia a 3000 Euro fuori della Villa
C’è chi per avere ancora oggi un bel po’ di Euro ha frequentato una celebre Villa. E chi invece rinuncia, senza la Villa, a ciò che era una parte di lavoro come tanti altri.
Ma non resisteva. Più forte la coscienza, etica e sociale innanzi tutto.
Le buone notizie (Vangelo) nascono dove talvolta meno si aspetta. E così anche questa notizia è nata in un bar. Raccontata prima dal Corriere della Sera e riportata anche da Luigi Accattoli in vinonuovo.it.
E tutto questo mentre giunge la notizia che alcuni uomini della PS, infangando una istituzione sacrificata per il bene della collettività, in altro bar giocavano durante il tempo di lavoro.
E nel mentre giunge anche la notizia che il gioco d’azzardo è la terza industria dell’ Italia, come fatturato.
Di gioco ci si può ammalare, ancora più quando viene meno il rapporto interpersonale e il dialogo è con la macchina nota come slot machine.
Forse perché ognuno di noi vuol vincere sempre, mentre, come diceva una canzone, bisogna saper perdere.
LA NOTIZIA
Una parola di vita possiamo cavarla da un articolo di cronaca che racconta di una donna che gestisce un bar a Cremona e che ha staccato di sua iniziativa la presa delle macchinette del gioco d’azzardo che le procuravano tremila euro al mese ma che rovinavano tanta gente. Si chiama Monica Pavesi e così racconta la sua decisione al collega Luigi Corvi del Corriere della Sera che ne riferisce il 20 novembre nella cronaca della Lombardia: «Le slot le ho spente perché non sopportavo più di vedere persone che si rovinavano in quel modo. Non le volevo sin dall’inizio, a me interessava solo il Totocalcio, i cui proventi però sono crollati e così, per non essere in perdita, sono stata costretta a tenerle e ad assistere allo spettacolo che ogni giorno qui andava in scena, di italiani e stranieri, molti anziani ma anche giovani, forse più donne che uomini, gente che non se la passa bene e si aggrappa ai videopoker spendendo tutto quello che ha. A me piace fare i caffè, parlare con i clienti. Non voglio più avere a che fare con chi è convinto che il denaro per vivere arriva da quegli apparecchi. Che danni avrò? Non lo so. Mi dicevano che non potevo recedere». Pare che il Comune di Cremona voglia premiare il gesto di Monica. Io le mando un abbraccio e la segnalo come donna “giusta” che paga di suo per soccorrere i più fragili. Come tutti dovremmo fare.